"Il non poter essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir così, della terra intera; considerare l'ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole meravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell'animo proprio; immaginarsi il numero dei mondi infinito, e l'universo infinito, e sentire che l'animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che sì fatto universo; e sempre accusare le cose d'insufficienza e di nullità, e patire mancamento e vòto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà, che si vegga nella natura umana". G. Leopardi

lunedì 26 maggio 2014

For Sarah

This is my old blog and I've decided to write here what I'd like to tell you because I prefer not to use Facebook: I don't want to mess up my private life with the ones of my pupils/students - I'm sure you understand the importance of privacy :) - and I think that educational relationships need not to be virtual.
I apologize for my English...

This thing I am writing about is probably a unique experience and I'm quite proud it's a friend of mine's idea: it's Toffo, the one who helped me with the present. He is a Philosophy and History teacher in high school (and a graduated classical guitarist) and, together with a colleague, he organized a course about history of rock in monographs, a sort of "Who's made rock history?".
They studied and explained to students The Beatles, Bob Dylan, Pink Floyd, Springsteen, The Smiths, Nirvana, Pearl Jam, Radiohead and Arcade Fire, trying to understand what music and lyrics can communicate. They've presente Arcade Fire as the ones that will probably be remembered in 30 years as a turning point in music.
At the end of the course they invited the students to Arcade Fire's concert on June, 24th, to see and hear live what they've studied at school: some of them are coming! (Going to a rock concert with teachers... And that's what I am too)

That's it: I wanted to let you know that Arcade Fire are rising to the dignity of high school subject and - most interesting I think - that your art is helping young people learn to think. I would like to say it better but my English isn't good enough. (I thought of writing in French...)
We will see and hear you here in Italy, then! I think the students would be glad to greet you (me too!) but I think also that you may be very busy that day: you just know we'll be there and you can text me on Twitter if you think you'll have time to say hello.

I wish you all the best

venerdì 22 febbraio 2013

Voglio il TFA speciale per quelli migliori di me


Pubblico qui (dopo anni di inattività) la lettera che ho scritto ai miei "compagni" di TFA. L'ho scritta dopo aver letto una petizione di alcuni colleghi che chiedevano di abolire il TFA speciale.


Cari colleghi

Ho letto la petizione che ci è stato chiesto di sottoscrivere per bloccare l’iter di avviamento dei TFA speciali, riservati a chi ha almeno tre anni di servizio come docente (detto bene: 3x180 giorni). Espongo qui le obiezioni che per prime mi sono venute in mente. Non sono un’esperta, ma se ne può parlare anche tra persone comuni.

1) Abbiamo passato una selezione aspra, è vero. Ma l’abbiamo chiamata aspra perché il test iniziale era assai carente: errori, definizioni prese da Wikipedia, nozionismo puro. Io l’ho passato solo perché mi ero laureata qualche mese prima, per cui me la cavavo col nozionismo. Amici più grandi di me, non meno preparati (il voto di laurea varrà qualcosa? Tanto più nella stessa università e facoltà sarà pur comparabile, no? Perché la loro competenza dovrebbe essere “mai comprovata” come si dice nella lettera?), non hanno passato il test semplicemente perché da qualche anno insegnano secondo i programmi, i quali non richiedono ad esempio di attribuire agli autori citazioni fuori contesto. Così, per solo un punto in meno di me, non sono stati ammessi, ma sono insegnanti certo migliori di me.

2) Chi insegna da almeno tre anni avrà imparato qualcosa?
Magari si tratta di gente svogliatissima, che si è iscritta in graduatoria di terza fascia solo per ripiego e che per puro caso è riuscita ad avere per ben tre volte supplenze annuali, ma data la quantità di coincidenze necessarie possiamo chiamarli casi rari.
Magari invece si tratta di persone che sono state assunte da scuole paritarie che – si sa – fanno contratti un anno alla volta, così possono lasciarti a casa all’occorrenza (e comunque i primi tre mesi di prova non vincolanti ci sono, per cui basta anche meno di un anno per perdere il posto), e che però sono state ritenute insegnanti validi e utili alla crescita degli alunni e dunque della scuola.

3) Perché la mia abilitazione dovrebbe perdere valore solo perché anche un altro si abilita? Il problema esiste se esistono le graduatorie, per cui chi ha insegnato più di me mi scavalca. Ma se invece si potesse assumere gli insegnanti come ho detto al punto 2 (auspicabilmente con qualche garanzia in più)? Penso che aumenterebbe la tanto agognata meritocrazia: se non sei un buon supplente, non insegni niente ai ragazzi, non ti tengo. Tutto il mercato del lavoro funziona così. Io di certo sono ingenua, ma questo problema lo vedo solo nella scuola, che guarda caso è sui generis.

4) Non ci sono aule per fare il TFA speciale? Domanda: tutte le università italiane ospitano ora il TFA? Sono sicura di no ma non conosco i dati. Si potrebbe approfondire questo dettaglio di “capienza” del sistema universitario italiano e vedere se il problema logistico è risolvibile2 spalmandoci" di più.

5) Altra domanda che pongo perché sono ignorante: la questione dell’obbligo di assunzione dopo 3 anni di lavoro, cui l’Unione Europea ci spinge, c’entra forse con la proposta del TFA speciale per regolarizzare la posizione di chi ha più di 3 anni di servizio ma non ha un’abilitazione?

6) Esperienza personale: a settembre, a scuola iniziata, sono stata chiamata da una piccola scuola media paritaria per insegnare italiano, perché due professori erano stati chiamati in ruolo. Quei due erano abilitati, ne sono rimasti due più giovani non abilitati (in servizio da 3 e 5 anni), cui ci siamo aggiunti io e un altro. Io e quest’altro stiamo imparando ad insegnare grazie ai due più grandi, che non hanno passato il test TFA. Stiamo in pratica facendo un tirocinio con rapporto 1 a 1, ci confrontiamo sulla preparazione delle lezioni, delle verifiche, sui criteri di valutazione, sul rapporto con gli studenti e le famiglie. Dovrei affermare che questi due professori non abilitati non meritano di accedere al TFA? Non mi interessa difendere un diritto acquisito solo perché ho indovinato delle crocette.

Claudia Grassi

sabato 28 novembre 2009

Silenzio

Questo blog è rimasto silenzioso per molto tempo. Poi un anonimo ha lasciato un commento dicendo "Proprio quello che cercavo. Grazie". Non so cos'abbia trovato, ma vorrei capire. Aspetto che si ripresenti.
Intanto spiego le ragioni del mio silenzio: non mi serve più una via di sfogo, nemmeno culturale o estetico, perché grazie al Cielo ho sempre più a che fare con la verità, che è bella di per sé.
Ma tornerò.

martedì 30 dicembre 2008

Glottologia

In italiano sono di origine ebraica fasullo 'falso, non genuino', da pāsūl e, a un livello substandard o paragergale, togo, aggettivo glossabile come 'figo', da ţobh 'buono'.

mercoledì 24 dicembre 2008

S. Natale 2008

Egli si è mostrato.
Egli personalmente.
E adesso è aperta la via verso di Lui.
La novità dell’annuncio cristiano
non consiste in un pensiero,
ma in un fatto:
Egli si è mostrato.
Ma questo non è un fatto cieco,
ma un fatto
che, esso stesso, è Logos –
presenza della Ragione eterna
nella nostra carne.
"Verbum caro factum est" (Gv 1,14).
Il fatto è ragionevole.
Certamente occorre sempre
l’umiltà della ragione
per poter accoglierlo; occorre
l’umiltà dell’uomo
che risponde
all’umiltà di Dio.

Benedetto XVI

mercoledì 16 aprile 2008

Aprile: La scienza degli addii

A marzo niente consiglio di lettura: chiedo scusa al mio pubblico che, date le dimensioni, è praticamente privato... Non potevo mancare però anche all'appuntamento di aprile, seppur in ritardo sull'inizio del mese, e spero che il libro che propongo cancelli queste mie mancanze col piacere della sua lettura. Insomma, che vi venga da dire, alla fine, "valeva la pena di aspettare".


La scienza degli addii di Elisaberra RASY.
Non chidetemi notizie sull'autrice perché non ne so nulla, ho solo letto un suo articolo riguardante un romanzo storico del '900 su "Repubblica".
E non chiedetemi niente nemmeno sull'affidabilità storica di questo romanzo: so solo che si colloca negli anni '20-'30 in Russia e narra del poeta non allineato Osip Mandel’štam, morto a 39 anni, e di sua moglie, ma soprattuto di come grazie a lei non si sia persa memoria degli scritti di lui. Letteralmente.


«Ho imparato la scienza degli addii, nel piangere notturno, a testa nuda».

domenica 30 marzo 2008

L'"originale" delle specie

«Tra un libro di Einstein e un libro su Einstein, scegli il primo. C’è più da imparare dalla oscurità di un maestro che dalla chiarezza di un discepolo. Gli scopritori di continenti hanno disegnato contorni sempre imprecisi delle coste, che oggi qualsiasi agenzia turistica è in grado di correggere. Preferisco chi ha scoperto i continenti».

Pontiggia ci ricorda che è bene preferire «l’oscurità di un maestro» alla «chiarezza di un discepolo», e su questa affermazione è facile trovarsi subito d’accordo. Ma quali sono i motivi che stanno alla base di questa convinzione? Occorre trattare con attenzione la questione, poiché nel rispondere a questa domanda è facile cadere in contraddizione.
Si può ritenere un bisogno proprio dell’uomo quello di rintracciare le cause di ciò che ha di fronte, e questa esigenza di ricerca continua delle origini è ultimamente la stessa che dà impulso allo sviluppo della conoscenza e della civiltà. Thomas Mann esprime mirabilmente questo stesso concetto: «Profondo è il pozzo del passato … È ben comprensibile che il suo mistero formi l’alfa e l’omega di tutti i nostri discorsi e di tutte le nostre domande» (MANN Thomas, «Le storie di Giacobbe», in Giuseppe e i suoi fratelli). Potrebbe sembrare che questo sia un fatto che non investa la nostra vita quotidiana, ma a ben guardare non è così.
Partiamo da un esempio che potrebbe riguardare chiunque: il dover scegliere tra l’opera di un autore e un commento, sapendo che quest’ultimo consente una lettura più agevole degli stessi concetti espressi dall’autore. In buona fede, facilmente saremmo attratti dal commento, o anche da più commenti, e questo non tanto per economia di tempo, ma soprattutto per completezza, in quanto il confronto tra le varie interpretazioni è certamente utile all’approfondimento di un testo. Ma occorre ricordare che esso non può essere fatto prescindendo dal testo stesso; così, infatti, subiremmo supinamente il parere di altri che – per quanto autorevole – resta un parere, senza contare poi che le semplificazioni e le schematizzazioni operate dai commentatori potrebbero anche involontariamente banalizzare il contenuto dell’originale. Ecco dunque che nell’intento di andare a fondo, ci siamo fermati alla superficie dell’opera. Questa contraddizione si ripropone ogni giorno nelle scuole e nelle università che basano l’apprendimento proprio sulla conoscenza indiretta, la quale è un metodo potentissimo e insostituibile ma che va applicato consapevolmente, pena il rischio di essere “plagiati” dai libri sui quali si studia.
Andrebbe pertanto riacceso un interesse prima di tutto per il testo originale, per la conoscenza dell’opera nel suo significato, che si offrirebbe così intatto anche e soprattutto alla nostra interpretazione di lettori, sprigionando la sua capacità di rispondere alle nostre domande e di suscitarne di nuove, caratteristica che nei classici della letteratura è molto spiccata ed è forse proprio essa a renderli tali. Afferma lo storico dell’arte George Kubler (KUBLER George, La forma del tempo. La storia dell’arte e la storia delle cose) che un artefatto originale nel suo ambito – e con questo si intende che esso si distingue dalle altre opere come un mutante si distingue dagli altri membri della sua specie, e impone conseguenze su tutta la sua discendenza – «allarga direttamente la coscienza umana … aprendo nuove vie al modo di esperire l’universo».

lunedì 24 marzo 2008

Ottava

Che vergogna, da troppo tempo non aggiorno il blog, e non ho neanche scritto gli auguri di Pasqua.
Mi permetto di fare una riflessione, e di parlare un po' dei fatti miei, ma solo per questo post, anche perché non credo siano fatti solo miei o, meglio, proprio perché sono miei possono essere di chiunque. Scusate la frase criptica, ma ho fatto apposta :)
Sono stata a confessarmi martedì mattina e il prete mi ha dato come penitenza di vivere bene il Venerdì Santo. Così mi sono ripromessa una Via Crucis che, così come quello che avevo in programma per il Giovedì, sapevo avrei fatto. Sono stati momenti intensissimi, in cui diventa davvero evidente che una coesione simile tra tante persone e così diverse non può dipendere da noi. La Chiesa che esiste da duemila anni non è un atto di volontà o affermazione di sé di qualche fanatico.
Non per niente, oggi mentre cercavo una parola latina nel dizionario mi è caduto l'occhio su religio, la cui definizione per l'etimologia rimandava a re-ligo: tenere insieme le cose.

domenica 9 marzo 2008

Zibaldone, pagina prima

"L'uomo, l'uomo!" lei disse adirandosi contro il misurare con la misura della misura. "Che cos'è l'uomo? Neppure un virus! Basta che si pensi alla nostra galassia. E quante galassie ci sono!".
Ma un lunedì mattina, durante una pausa di due ore, lei, che non è neppure un virus, corre da un negozio di dischi all'altro, e chiede il concerto per due cembali e orchestra d'archi in do minore 1060 BWV, che ha sentito domenica.